Un artista che ha costantemente oltrepassato i confini materiali e concettuali, affrontando complesse questioni sociopolitiche attraverso diversi mezzi. Il titolo della mostra deriva dall'analisi del 1969 del critico e artista Hélio Oiticica, che sottolinea la natura aperta dell'iconografia di Dias.Carichi di immagini potenti, colori audaci e figurazioni criptiche, le opere in mixed media di Dias degli anni '60 criticano la violenta dittatura militare nel suo paese natale, il Brasile. In quegli anni, l’artista rielaborò il linguaggio visivo della cultura popolare brasiliana, caricandolo di commenti sulla violenza e sulla censura.Arrivato a Parigi nel 1966 con una valigia e alcuni disegni, Dias trascorse i decenni successivi in auto-esilio in Europa, prima a Milano e poi a Colonia. Esposto al movimento dell’Arte Povera in Italia, si sentì attratto dal "non-immagine" e dal concettualismo. Le sue opere dalla fine degli anni '60 a metà degli anni '70—che costituiscono il nucleo di questa mostra—comprendono dipinti monocromatici pieni di testo, installazioni geometriche ordinate sistematicamente per criticare l’arte e la società, e esperimenti performativi su pellicola Super 8.A partire dagli anni '80, Dias produsse dipinti astratti realizzati con pigmenti metallici, tonalità vibranti e formazioni dinamiche, continuando fino alla sua morte a sviluppare le sue installazioni in mixed media, infondendole con un toccante senso dell'umorismo.La prima esposizione personale dell’arte di Dias nella regione, La Ricerca di un Enigma Aperto rende omaggio alla versatilità e alla natura sovversiva della sua opera attraverso una selezione di lavori che seguono la sua traiettoria artistica dagli anni '60 fino alla fine degli anni '90.Antonio Dias: La Ricerca di un Enigma Aperto è curata da Hoor Al Qasimi, Direttrice della Sharjah Art Foundation, con Reem Sawan, Assistente Curatoriale della Fondazione.