Comunicato stampa
Nanni Balestrini. Tristanoil
Inaugurazione: 18 settembre 2012
19 settembre – 31 ottobre 2012
Inaugurazione: 18 settembre 2012
19 settembre – 31 ottobre 2012
La Fondazione Marconi è lieta di presentare Tristanoil di Nanni Balestrini, il film più lungo del mondo.
In visione a Kassel dal 9 giugno al 16 settembre per tutta la durata di Documenta 13, dopo 100 giorni, 2400 ore la proiezione prosegue senza interruzione a Milano nel piano sotterraneo dello spazio espositivo della Fondazione, accompagnata da una serie di opere su tela tratte da immagini del film.
Il nuovo ciclo si svolgerà per la durata di un anno attraverso una serie di gallerie d’arte italiane: Fondazione Marconi di Milano, Galleria Frittelli di Firenze, Studio Fabio Mauri di Roma, Galleria Martano di Torino, Galleria Mazzoli di Modena, Fondazione Morra di Napoli, Galleria Michela Rizzo di Venezia, Palazzo Ducale di Genova.
Tristanoil è un film generato attraverso un computer che riassembla, in sequenze di 10 minuti ciascuna, oltre 150 clip video in modo che ogni sequenza sia diversa dall'altra pur trattando il medesimo argomento: la distruzione del pianeta attraverso un uso predatorio delle sue risorse.
I brani video selezionati da Dallas, news di disastri ecologici, immagini della borsa, di sfruttamento, di miseria, di guerra, emergono amalgamandosi da un flusso di petrolio dorato che le omologa e le riconfigura in un gioco combinatorio ipoteticamente infinito.
In visione a Kassel dal 9 giugno al 16 settembre per tutta la durata di Documenta 13, dopo 100 giorni, 2400 ore la proiezione prosegue senza interruzione a Milano nel piano sotterraneo dello spazio espositivo della Fondazione, accompagnata da una serie di opere su tela tratte da immagini del film.
Il nuovo ciclo si svolgerà per la durata di un anno attraverso una serie di gallerie d’arte italiane: Fondazione Marconi di Milano, Galleria Frittelli di Firenze, Studio Fabio Mauri di Roma, Galleria Martano di Torino, Galleria Mazzoli di Modena, Fondazione Morra di Napoli, Galleria Michela Rizzo di Venezia, Palazzo Ducale di Genova.
Tristanoil è un film generato attraverso un computer che riassembla, in sequenze di 10 minuti ciascuna, oltre 150 clip video in modo che ogni sequenza sia diversa dall'altra pur trattando il medesimo argomento: la distruzione del pianeta attraverso un uso predatorio delle sue risorse.
I brani video selezionati da Dallas, news di disastri ecologici, immagini della borsa, di sfruttamento, di miseria, di guerra, emergono amalgamandosi da un flusso di petrolio dorato che le omologa e le riconfigura in un gioco combinatorio ipoteticamente infinito.
All’origine del progetto è il romanzo combinatorio Tristano di Balestrini, pubblicato nel 2007 in copie ognuna diversa dall’altra grazie a un procedimento combinatorio.
“Già in quel romanzo, tutto costruito sul montaggio potenzialmente infinito di materiali linguistici variegatissimi, Balestrini mirava a minare l’idea della serialità della merce e dunque dell’opera d’arte ridotta alla stregua di un prodotto industriale standardizzato. […] Tristanoil è un’opera epica di resistenza tragica, e proprio la sua durata abnorme lo rende potente. Nessuno di noi potrà mai vedere per intero questo film-evento, perché il farlo comporterebbe sospendere la nostra esistenza. È un’opera che possiamo abbracciare per frammenti, come a rimarcare l’incommensurabilità tra il nostro potere individuale e quello del sistema che ci sovrasta. È uno spettatore collettivo quello cui Balestrini si rivolge, una comunità, come a dire che solo unendo le nostre singole esperienze possiamo davvero maturare una coscienza del presente.” (Gian Maria Annovi, "Il Manifesto")
“Già in quel romanzo, tutto costruito sul montaggio potenzialmente infinito di materiali linguistici variegatissimi, Balestrini mirava a minare l’idea della serialità della merce e dunque dell’opera d’arte ridotta alla stregua di un prodotto industriale standardizzato. […] Tristanoil è un’opera epica di resistenza tragica, e proprio la sua durata abnorme lo rende potente. Nessuno di noi potrà mai vedere per intero questo film-evento, perché il farlo comporterebbe sospendere la nostra esistenza. È un’opera che possiamo abbracciare per frammenti, come a rimarcare l’incommensurabilità tra il nostro potere individuale e quello del sistema che ci sovrasta. È uno spettatore collettivo quello cui Balestrini si rivolge, una comunità, come a dire che solo unendo le nostre singole esperienze possiamo davvero maturare una coscienza del presente.” (Gian Maria Annovi, "Il Manifesto")