GianfrancoPARDI
Gianfranco Pardi. Inediti del 1977-1979 e opere recenti 2010-2011
03.2011–04.2011
Gianfranco Pardi. Inediti del 1977-1979 e opere recenti 2010-2011
03.2011–04.2011
Comunicato stampa
Gianfranco Pardi
Inediti del 1977-1979 e opere recenti 2010-2011
Inaugurazione: 29 marzo 2011
30 marzo – 30 aprile 2011
Inediti del 1977-1979 e opere recenti 2010-2011
Inaugurazione: 29 marzo 2011
30 marzo – 30 aprile 2011
La Fondazione Marconi è lieta di presentare la mostra Inediti 1977-1978 e opere recenti 2010-2011 di Gianfranco Pardi.
A partire dalla fine degli anni Sessanta l’artista ha iniziato una sua riflessione sull’architettura, “una libera immersione in quel territorio che all’architettura sta intorno” (G.M. Accame), dapprima con raffigurazioni di interni ed esterni architettonici, successivamente con lavori chiamati appunto “architetture”.
"Quando lavoro attorno a un problema specifico che chiamo 'architettura', so di non parlare della architettura e so che il mio lavoro non agisce nel senso di produrre una sorta di astratta architettura. Eppure tutto il mio lavoro, da tempo, si istituisce espressamente attorno al senso di questo problema." (G. Pardi)
Tutto il lavoro di Pardi si concentra sulle possibilità costruttive della forma, esperienze plastiche che rimandano chiaramente alle utopie e alle contraddizioni dell’avanguardia: il suprematismo e il costruttivismo russi e il neoplasticismo olandese.
La rilettura di Malevič, Tatlin, El Lisitzky, protagonisti di quei movimenti, gli permette di cogliere gli elementi ancora vitali di quelle esperienze artistiche.
La mostra, allestita sui due piani della Fondazione Marconi, presenta al pubblico un ciclo molto importante della biografia artistica di Pardi, dedicato alle Diagonali della fine degli anni Settanta e una serie di nuovi lavori del 2010-2011.
A partire dalla fine degli anni Sessanta l’artista ha iniziato una sua riflessione sull’architettura, “una libera immersione in quel territorio che all’architettura sta intorno” (G.M. Accame), dapprima con raffigurazioni di interni ed esterni architettonici, successivamente con lavori chiamati appunto “architetture”.
"Quando lavoro attorno a un problema specifico che chiamo 'architettura', so di non parlare della architettura e so che il mio lavoro non agisce nel senso di produrre una sorta di astratta architettura. Eppure tutto il mio lavoro, da tempo, si istituisce espressamente attorno al senso di questo problema." (G. Pardi)
Tutto il lavoro di Pardi si concentra sulle possibilità costruttive della forma, esperienze plastiche che rimandano chiaramente alle utopie e alle contraddizioni dell’avanguardia: il suprematismo e il costruttivismo russi e il neoplasticismo olandese.
La rilettura di Malevič, Tatlin, El Lisitzky, protagonisti di quei movimenti, gli permette di cogliere gli elementi ancora vitali di quelle esperienze artistiche.
La mostra, allestita sui due piani della Fondazione Marconi, presenta al pubblico un ciclo molto importante della biografia artistica di Pardi, dedicato alle Diagonali della fine degli anni Settanta e una serie di nuovi lavori del 2010-2011.
Il titolo della mostra è stato scelto perchè sia le Diagonali che i lavori piu’ recenti sono presentati qui per la prima volta. Le Diagonali sono tele e disegni nati per una mostra nel 1978 ma allora Pardi, che aveva cominciato un nuovo ciclo di opere, preferì esporre solo le ultimissime.
Ora dopo 33 anni queste opere escono dal deposito e vengono esposte a fianco dei lavori piu’ recenti.
A proposito delle Diagonali dice l’artista: "tutti questi quadri hanno in comune, insieme al titolo, 'Diagonale', una specie di trama predisposta – un sistema appunto di intersecazioni diagonali – come una griglia topografica sulla superficie della tela, aperta a differenti soluzioni di percorso.
In queste opere, attraverso la disarticolazione degli elementi viene decostruita non solo l’immagine stessa ma anche la percezione dello spazio."
Al secondo piano sono esposti i lavori più recenti, realizzati tutti tra il 2010 e il 2011: non si tratta di quadri astratti, nonostante la sola presenza di elementi geometrici.
Pardi ricerca sempre una figura. La figura è sempre leggermente ruotata rispetto alla tela, in modo che il supporto non diventi un limite per la figura e che questa possa così mantenere una sua autonomia anche rispetto allo spazio.
Realizzati tutti su tela grezza, con acrilici molto fluidi in modo che la superficie non venga mai coperta del tutto dal colore. I colori che ricorrono sono i grigi, i blu, i neri, i gialli, mai colori che rimandano al naturalismo come il verde e il rosso.
Per l’occasione sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione Marconi n. 5, una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte, fotografie, con testi di Gianfranco Pardi e Federico Sardella.
Ora dopo 33 anni queste opere escono dal deposito e vengono esposte a fianco dei lavori piu’ recenti.
A proposito delle Diagonali dice l’artista: "tutti questi quadri hanno in comune, insieme al titolo, 'Diagonale', una specie di trama predisposta – un sistema appunto di intersecazioni diagonali – come una griglia topografica sulla superficie della tela, aperta a differenti soluzioni di percorso.
In queste opere, attraverso la disarticolazione degli elementi viene decostruita non solo l’immagine stessa ma anche la percezione dello spazio."
Al secondo piano sono esposti i lavori più recenti, realizzati tutti tra il 2010 e il 2011: non si tratta di quadri astratti, nonostante la sola presenza di elementi geometrici.
Pardi ricerca sempre una figura. La figura è sempre leggermente ruotata rispetto alla tela, in modo che il supporto non diventi un limite per la figura e che questa possa così mantenere una sua autonomia anche rispetto allo spazio.
Realizzati tutti su tela grezza, con acrilici molto fluidi in modo che la superficie non venga mai coperta del tutto dal colore. I colori che ricorrono sono i grigi, i blu, i neri, i gialli, mai colori che rimandano al naturalismo come il verde e il rosso.
Per l’occasione sarà pubblicato il Quaderno della Fondazione Marconi n. 5, una pubblicazione che raccoglie immagini delle opere esposte, fotografie, con testi di Gianfranco Pardi e Federico Sardella.