WilliamWILEY
Biografia
Talento precoce, William T. Wiley ha contribuito inizialmente alla nascita della funk art californiana, per poi superarne la spavalda provocatorietà e mostrare nel tempo una vena di lirismo e un’eleganza stilistica particolarmente originale.
Sempre profondamente coinvolto nel messaggio di ogni sua opera, spesso velato di ironia e celato nei giochi di parole, doppi sensi e citazioni culturali, Wiley si è guadagnato la meritata ammirazione internazionale grazie all’utilizzo della tecnica dell’acquarello che gli permette di abbinare tinte luminose a un tratto nero, sottile e dettagliato.
Nato nel 1937 a Bedford, nell’Indiana, William T. Wiley espone nel 1960 alla rassegna Young America al Whitney Museum di New York e tiene le sue prime personali alla Staempfli Gallery di New York e alla Hansen Fuller Gallery di San Francisco.
Artista versatile ed eclettico, realizza sculture, dipinti, opere grafiche e assemblaggi di ascendenza surreal-dadaista, collabora tra gli altri con il compositore Steve Reich alla creazione di spettacoli teatrali (Over Evident Falls, 1968), realizza film (Man’s Nature, 1970) e insegna in varie scuole americane, tra cui l’University of California a Davis e la School of Visual Arts di New York.
Wiley partecipa a mostre in varie città degli Stati Uniti e in giro per il mondo, a Parigi, Seul, Colonia, Düsseldorf, Melbourne, Francoforte, Vienna e Londra. Nel 2009, lo Smithsonian American Art Museum di Washington presenta una retrospettiva sul suo percorso artistico dal titolo What's It All Mean: William T. Wiley in Retrospect.
Tra le molte collettive che lo vedono presente si segnalano: When Attitudes Become Form alla Kunsthalle di Berna nel 1969, curata da Harald Szeemann (ripresa da Germano Celant nel 2013 alla Fondazione Prada in occasione della Biennale di Venezia); Extraordinary Realities (1973) e Minimalism to Expressionism (1983), entrambe al Whitney Museum di New York; Surrealität-Bildrealität 1924-1974 alla Städtische Kunsthalle di Düsseldorf nel 1974.
Partecipa a Documenta V di Kassel nel 1972 e alla Biennale di Venezia del 1980.
Nel 2013 torna in Italia per esporre alla Fondazione Marconi opere della fine degli anni Sessanta e degli anni 2000.
William T. Wiley è venuto a mancare il 25 aprile 2021.
Sempre profondamente coinvolto nel messaggio di ogni sua opera, spesso velato di ironia e celato nei giochi di parole, doppi sensi e citazioni culturali, Wiley si è guadagnato la meritata ammirazione internazionale grazie all’utilizzo della tecnica dell’acquarello che gli permette di abbinare tinte luminose a un tratto nero, sottile e dettagliato.
Nato nel 1937 a Bedford, nell’Indiana, William T. Wiley espone nel 1960 alla rassegna Young America al Whitney Museum di New York e tiene le sue prime personali alla Staempfli Gallery di New York e alla Hansen Fuller Gallery di San Francisco.
Artista versatile ed eclettico, realizza sculture, dipinti, opere grafiche e assemblaggi di ascendenza surreal-dadaista, collabora tra gli altri con il compositore Steve Reich alla creazione di spettacoli teatrali (Over Evident Falls, 1968), realizza film (Man’s Nature, 1970) e insegna in varie scuole americane, tra cui l’University of California a Davis e la School of Visual Arts di New York.
Wiley partecipa a mostre in varie città degli Stati Uniti e in giro per il mondo, a Parigi, Seul, Colonia, Düsseldorf, Melbourne, Francoforte, Vienna e Londra. Nel 2009, lo Smithsonian American Art Museum di Washington presenta una retrospettiva sul suo percorso artistico dal titolo What's It All Mean: William T. Wiley in Retrospect.
Tra le molte collettive che lo vedono presente si segnalano: When Attitudes Become Form alla Kunsthalle di Berna nel 1969, curata da Harald Szeemann (ripresa da Germano Celant nel 2013 alla Fondazione Prada in occasione della Biennale di Venezia); Extraordinary Realities (1973) e Minimalism to Expressionism (1983), entrambe al Whitney Museum di New York; Surrealität-Bildrealität 1924-1974 alla Städtische Kunsthalle di Düsseldorf nel 1974.
Partecipa a Documenta V di Kassel nel 1972 e alla Biennale di Venezia del 1980.
Nel 2013 torna in Italia per esporre alla Fondazione Marconi opere della fine degli anni Sessanta e degli anni 2000.
William T. Wiley è venuto a mancare il 25 aprile 2021.