LucioFONTANA
Biografia
Lucio Fontana è una delle figure chiave dell’arte del XX secolo a livello internazionale e ha rivoluzionato il concetto di arte come pioniere di nuove forme e idee. Affermatosi come uno dei principali protagonisti dell’arte contemporanea, Fontana ha mostrato una creatività vasta, spaziando dalla figurazione all’astrazione estrema in una costante sperimentazione con nuovi materiali e tecniche. L’artista argentino-italiano è stato uno dei fondatori del movimento spazialista ed è particolarmente noto per la sua serie di Tagli, dipinti lacerati che sono diventati simboli del periodo postbellico. Il gesto radicale del taglio rifletteva la più ampia ricerca dell’artista di integrare lo spazio dell’arte con lo spazio dello spettatore. In tutta la sua opera – che include dipinti, sculture, disegni, ceramiche e installazioni luminose – l’artista ha dimostrato un incessante interesse per le superfici e la tridimensionalità.Nato nel 1899 a Rosario de Santa Fe, in Argentina, da genitori immigrati italiani, Lucio Fontana fu inviato in Italia nel 1905, dove rimase per 17 anni. Dopo il ritorno in Argentina nel 1922, iniziò a lavorare come scultore, collaborando anche con il padre Luigi Fontana, il cui lavoro si concentrava su sculture pubbliche e commemorative. Nel 1927 tornò in Italia e si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove studiò sotto Adolfo Wildt. Le sue prime opere si caratterizzavano per una plasticità ruvida e vibrante, ma dai primi anni ’30 iniziò a produrre lavori completamente nuovi.Nel 1930, Fontana partecipò alla XVII Biennale di Venezia e iniziò a esporre regolarmente alla Galleria del Milione di Milano, dove tenne la sua prima personale nel 1931. Negli anni ’30 viaggiò frequentemente tra Francia e Italia. A Parigi si unì al gruppo internazionale Abstraction-Création, un’associazione di artisti astratti che promuoveva l’arte astratta attraverso mostre collettive, pubblicazioni e conferenze. Durante questo periodo, Fontana sviluppò le sue competenze nella ceramica ad Albisola, in Italia, e successivamente presso la manifattura di Sèvres vicino a Parigi. Le sue ceramiche furono successivamente esposte nella mostra collettiva Twentieth-Century Italian Art al MoMA nel 1949 e in due successive Biennali di Venezia, nel 1948 e nel 1950.Nel 1940 Fontana tornò in Argentina, dove insegnò in diverse scuole d’arte e, insieme ad altri artisti e studenti, pubblicò nel 1946 il Manifiesto Blanco. Il manifesto dichiarava obsolete le forme artistiche “statiche” e la distinzione tra discipline artistiche, ponendo le basi per lo Spazialismo, una direzione che Fontana sviluppò appieno dopo il suo ritorno in Italia nel 1947. Lo Spazialismo proponeva di sintetizzare colore, movimento, spazio e tempo in un nuovo tipo di arte:“Abbiamo rinunciato alla pratica delle forme d’arte familiari e stiamo lavorando per sviluppare una forma d’arte basata sull’unità di tempo e spazio... Pensiamo all’arte come a una somma di elementi fisici: colore, suono, movimento, tempo e spazio, riuniti in un tutto fisico e mentale. Colore, elemento dello spazio; suono, elemento del tempo; e movimento, che si sviluppa nello spazio e nel tempo. Questi sono i fondamenti dell’arte spazialista.”
(Da un discorso di Lucio Fontana alla Triennale di Milano nel 1951, pubblicato in Lucio Fontana, Manifesti Scritti Interviste, a cura di Angela Sanna [Milano: ABSCONDITA, 2015], 47).Negli anni successivi, l’estetica dello Spazialismo fu confermata in una serie di manifesti e dichiarazioni programmatiche e trovò concreta espressione nelle opere che Fontana espose alla XXIV Biennale di Venezia nel 1948. L’anno 1949 fu un momento decisivo nella carriera di Fontana: creò il suo primo Ambiente Spaziale, dimostrando il superamento dei confini tra pittura, scultura e architettura per conquistare quello che definì il “concetto spaziale dell’arte”:“Non voglio fare un quadro; voglio aprire lo spazio, creare una nuova dimensione, legarmi al cosmo, che si espande infinitamente oltre il piano confinante del quadro.”Lo stesso anno iniziò a concepire la serie Buchi, in cui perforò la tela con un punteruolo, lacerandola con segni simili a stigmate. Attraverso la lente spazialista, queste perforazioni trasformavano una forma bidimensionale in uno spazio tridimensionale.Dopo il 1954, sviluppò ulteriormente il suo linguaggio creando nuovi gruppi di opere come Impasti e Barocchi, esposti alla XXIX Biennale di Venezia del 1958. Verso la fine del 1958, prese forma la serie dei Tagli. Questi tagli immortalano il gesto fisico della loro creazione:“I miei tagli sono prima di tutto una dichiarazione filosofica, (…) un atto di fede nell’infinito, un’affermazione di spiritualità. Quando mi siedo a contemplare uno dei miei tagli, percepisco un’espansione dello spirito, mi sento un uomo liberato dai vincoli della materia, un uomo in sintonia con l’immensità del presente e del futuro.”Fontana lavorò anche su altre serie significative, come i Quanta, i Nature e gli Oli, e negli anni ’60 si dedicò alla creazione dei Metalli e dei Teatrini. Alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966, collaborò con l’architetto Carlo Scarpa per creare un’installazione spazialista che gli valse il Gran Premio per la Pittura.Lucio Fontana morì nel 1968 vicino a Varese. Numerose retrospettive hanno celebrato la sua opera, tra cui quelle del 2014 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e la mostra Lucio Fontana: On the Threshold al Met Breuer di New York nel 2019. Nell’ottobre 2024, il Von der Heydt Museum di Wuppertal, in Germania, ha aperto una grande esposizione intitolata Lucio Fontana: Expectation.
(Da un discorso di Lucio Fontana alla Triennale di Milano nel 1951, pubblicato in Lucio Fontana, Manifesti Scritti Interviste, a cura di Angela Sanna [Milano: ABSCONDITA, 2015], 47).Negli anni successivi, l’estetica dello Spazialismo fu confermata in una serie di manifesti e dichiarazioni programmatiche e trovò concreta espressione nelle opere che Fontana espose alla XXIV Biennale di Venezia nel 1948. L’anno 1949 fu un momento decisivo nella carriera di Fontana: creò il suo primo Ambiente Spaziale, dimostrando il superamento dei confini tra pittura, scultura e architettura per conquistare quello che definì il “concetto spaziale dell’arte”:“Non voglio fare un quadro; voglio aprire lo spazio, creare una nuova dimensione, legarmi al cosmo, che si espande infinitamente oltre il piano confinante del quadro.”Lo stesso anno iniziò a concepire la serie Buchi, in cui perforò la tela con un punteruolo, lacerandola con segni simili a stigmate. Attraverso la lente spazialista, queste perforazioni trasformavano una forma bidimensionale in uno spazio tridimensionale.Dopo il 1954, sviluppò ulteriormente il suo linguaggio creando nuovi gruppi di opere come Impasti e Barocchi, esposti alla XXIX Biennale di Venezia del 1958. Verso la fine del 1958, prese forma la serie dei Tagli. Questi tagli immortalano il gesto fisico della loro creazione:“I miei tagli sono prima di tutto una dichiarazione filosofica, (…) un atto di fede nell’infinito, un’affermazione di spiritualità. Quando mi siedo a contemplare uno dei miei tagli, percepisco un’espansione dello spirito, mi sento un uomo liberato dai vincoli della materia, un uomo in sintonia con l’immensità del presente e del futuro.”Fontana lavorò anche su altre serie significative, come i Quanta, i Nature e gli Oli, e negli anni ’60 si dedicò alla creazione dei Metalli e dei Teatrini. Alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966, collaborò con l’architetto Carlo Scarpa per creare un’installazione spazialista che gli valse il Gran Premio per la Pittura.Lucio Fontana morì nel 1968 vicino a Varese. Numerose retrospettive hanno celebrato la sua opera, tra cui quelle del 2014 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e la mostra Lucio Fontana: On the Threshold al Met Breuer di New York nel 2019. Nell’ottobre 2024, il Von der Heydt Museum di Wuppertal, in Germania, ha aperto una grande esposizione intitolata Lucio Fontana: Expectation.