LouiseNEVELSON
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Louise Nevelson
Moon Spikes IV, 1955
Legno dipinto nero
93,5 x 108,3 x 25,5 cm
LouiseNEVELSON
Biografia Figura emblematica dell’arte nel Novecento, Louise Nevelson si è distinta nel panorama artistico internazionale per la sua ricerca di un linguaggio universale. Ai materiali di recupero che componevano le sue sculture astratte l’artista attribuiva una nuova vita “spirituale”, diversa da quella per la quale erano stati creati, sottoponendoli a un rituale preparatorio quasi a volerli decontaminare dal mondo esterno. Monumentalità, monocromia e dislocazione dei piani su una scarsa profondità sono le caratteristiche peculiari dei suoi assemblaggi o “environments”.

Louise Nelvelson (Leah Berliawsky) nasce nel 1899 a Kiev e nel 1905 si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti. Trascorre l’infanzia a Rockland nel Maine e manifesta una precoce inclinazione per le arti.
Dal 1920, con il marito Charles Nevelson si stabilisce a New York dove studia musica, recitazione e frequenta le gallerie d’avanguardia.

Alla fine degli anni Venti segue le lezioni della Art Students League e nel 1931 si reca a Monaco di Baviera per studiare con Hans Hofmann.
Dopo una serie di viaggi in Italia e a Parigi dove visita il Musée de l’Homme, entrando in contatto con l’arte africana e successivamente con il cubismo, Louise Nevelson torna a New York e lavora come assistente di Diego Rivera alla decorazione dell’RCA Building e della New Workers’ School.
Nel 1933 apre un proprio studio nel Greenwich Village e inizia a dedicarsi con continuità alla scultura, creando opere di gusto primitivista, realizzate con materiali poveri e naturali.

Nel 1935 partecipa alla mostra Sculpture: A Group Exhibition by Young Sculptors, allestita al Brooklyn Museum of Art, e negli anni seguenti partecipa a diverse collettive.
Nel settembre 1941 riesce ad avere una personale alla Nierendorf Gallery, seguita da un’altra a distanza di un anno. In questa fase entra in contatto con molti protagonisti delle avanguardie europee rifugiatisi in America dopo lo scoppio della II guerra mondiale.
Nel 1943, su proposta di Duchamp, la galleria di Peggy Guggenheim Art of This Century organizza a collettiva Thirty-One Women dedicata alle artiste d’avanguardia, dove la Nevelson espone Column, e dalla metà degli anni Quaranta le sue opere compaiono alla rassegna annuale del Whitney Museum.

Nella seconda metà degli Cinquanta tiene diverse personali alla Grand Central Modern Gallery e i maggiori musei americani iniziano ad acquistare suoi lavori.
Nel 1959 partecipa all’importante rassegna Sixteen Americans, con l’installazione Dawn’s Wedding Feast, composta da vari elementi che riempiono le pareti e colonne verticali che simboleggiano al centro il sole e la luna.
Nel 1962 espone alla Biennale di Venezia e nel 1964 partecipa a Documenta di Kassel e nel 1967 il Whitney Museum di New York le dedica una prima vasta retrospettiva.
Dalla fine degli anni Sessanta ha diverse personali in tutto il mondo e riceve numerosi riconoscimenti.

Realizza opere di respiro monumentale, come la Cappella del Buon Pastore per la chiesa luterana di St. Peter a New York (1977) e il gruppo scultoreo Sky Gate - New York per il World Trade Center (1978).
In Italia, presenta personalmente nel 1973 una mostra di ottanta opere dal 1955 al 1972 allo Studio Marconi di Milano, con il quale inizia una proficua e durevole collaborazione.

Per i suoi ottant’anni il Whitney Museum organizza una restrospettiva, Atmospheres and Environments, con installazioni dal 1955 al 1961, seguita nel 1980 da una mostra itinerante del Phoenix Art Museum, The Fourth Dimension.
L’artista muore a New York il 17 aprile 1988.

Tra le molte retrospettive dedicate a Louise Nevelson ricordiamo la mostra organizzata dalla Fondazione Roma in collaborazione con la Fondazione Marconi (2013) e quella della Fondazione Puglisi Cosentino (2014) a Catania e nello stesso anno la mostra presso la Die Galerie a Francoforte sul Meno.
Nel 2016 la Fondazione Marconi ospita una mostra di collages e sculture, seguita nel 2017 da una personale al Moderna Museet di Stoccolma.
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