EmilioTADINI
Biografia
Tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, Emilio Tadini sviluppa la propria pittura, fin dagli anni Sessanta, per grandi cicli.
Popolate da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, le sue opere nascono da un flusso mentale in cui le immagini emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni.
Luogo di convergenza di linguaggi differenti il suo lavoro trova un punto di riferimento importante nel pop britannico che l’artista abbandona negli anni Ottanta, una fase di transizione destinata però a lasciare un segno indelebile nei suoi lavori successivi.
Nato a Milano nel 1927, Emilio Tadini si laurea in lettere e si distingue subito tra le voci più vive e originali nel dibattito culturale del secondo dopoguerra.
Nel 1947 esordisce su “Il Politecnico” di Elio Vittorini con un poemetto, cui fa seguito un’intensa attività critica e teorica sull’arte (Possibilità di relazione, 1960; Alternative attuali, 1962; l’ampio saggio Organicità del reale, su “Il Verri”). Tra il 1963 e il 1993 pubblica quattro romanzi (Le armi l’amore, L’opera, La lunga notte, La tempesta) e un libro di poesie (L’insieme delle cose).
Al lavoro critico e letterario Tadini affianca, sin dalla fine degli anni Cinquanta, la pratica della pittura. La sua prima esposizione personale è del 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia.
Dal 1965 espone regolarmente allo Studio Marconi e nel corso degli anni Settanta tiene esposizioni personali all’estero, a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, negli Stati Uniti e in America Latina, sia in gallerie private che in spazi pubblici e musei.
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1982, allestisce una grande personale alla Rotonda di via Besana nel 1986, dove espone una serie di tele che preannunciano i successivi cicli dei Profughi e delle Città italiane, quest’ultimo presentato poi nel 1988 alla Tour Fromage di Aosta. Nel 1990 espone allo Studio Marconi sette grandi trittici.
Del 1992 è la mostra Oltremare alla Galerie du Centre di Parigi. L’anno seguente la mostra Oltremare, con nuovi quadri, è riproposta da Marconi a Milano. Nel 1995 espone alla Villa delle Rose di Bologna otto trittici del ciclo Il ballo dei filosofi.
A partire dall’autunno del 1995 fino all’estate del 1996 ha luogo in Germania una grande mostra antologica nei musei di Stralsund, Bochum e Darmstadt, accompagnata da una monografia a cura di Arturo Carlo Quintavalle.
Nel 1996 Il ballo dei filosofi è riproposto alla Galleria Giò Marconi. Seguono varie personali a Düsseldorf, Parigi, Verona e Francoforte.
Per alcuni anni è commentatore del “Corriere della Sera” e dal 1997 al 2000 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 2001 gli è dedicata un’ampia retrospettiva nel Palazzo Reale di Milano.
Emilio Tadini muore a Milano nel settembre 2002.
Nella primavera del 2005 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona gli dedica una grande mostra antologica. Nel 2007 viene inaugurata a Milano la mostra Emilio Tadini 1960-1985. L’occhio della pittura, negli spazi espositivi delle Fondazioni Marconi e Mudima e dell’Accademia di Brera.
Opere di Emilio Tadini sono state recentemente oggetto di personali e collettive alla Fondazione Marconi (2009, 2011, 2012, 2015, 2016, 2019); alla Fondazione Roma (Gli irripetibili anni ’60, curata da L.M. Barbero, 2011); alla Permanente (2012) e alla Galleria Cortina di Milano (2013); alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo e a Villa Olmo di Como (2016).
Popolate da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, le sue opere nascono da un flusso mentale in cui le immagini emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni.
Luogo di convergenza di linguaggi differenti il suo lavoro trova un punto di riferimento importante nel pop britannico che l’artista abbandona negli anni Ottanta, una fase di transizione destinata però a lasciare un segno indelebile nei suoi lavori successivi.
Nato a Milano nel 1927, Emilio Tadini si laurea in lettere e si distingue subito tra le voci più vive e originali nel dibattito culturale del secondo dopoguerra.
Nel 1947 esordisce su “Il Politecnico” di Elio Vittorini con un poemetto, cui fa seguito un’intensa attività critica e teorica sull’arte (Possibilità di relazione, 1960; Alternative attuali, 1962; l’ampio saggio Organicità del reale, su “Il Verri”). Tra il 1963 e il 1993 pubblica quattro romanzi (Le armi l’amore, L’opera, La lunga notte, La tempesta) e un libro di poesie (L’insieme delle cose).
Al lavoro critico e letterario Tadini affianca, sin dalla fine degli anni Cinquanta, la pratica della pittura. La sua prima esposizione personale è del 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia.
Dal 1965 espone regolarmente allo Studio Marconi e nel corso degli anni Settanta tiene esposizioni personali all’estero, a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, negli Stati Uniti e in America Latina, sia in gallerie private che in spazi pubblici e musei.
Dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1982, allestisce una grande personale alla Rotonda di via Besana nel 1986, dove espone una serie di tele che preannunciano i successivi cicli dei Profughi e delle Città italiane, quest’ultimo presentato poi nel 1988 alla Tour Fromage di Aosta. Nel 1990 espone allo Studio Marconi sette grandi trittici.
Del 1992 è la mostra Oltremare alla Galerie du Centre di Parigi. L’anno seguente la mostra Oltremare, con nuovi quadri, è riproposta da Marconi a Milano. Nel 1995 espone alla Villa delle Rose di Bologna otto trittici del ciclo Il ballo dei filosofi.
A partire dall’autunno del 1995 fino all’estate del 1996 ha luogo in Germania una grande mostra antologica nei musei di Stralsund, Bochum e Darmstadt, accompagnata da una monografia a cura di Arturo Carlo Quintavalle.
Nel 1996 Il ballo dei filosofi è riproposto alla Galleria Giò Marconi. Seguono varie personali a Düsseldorf, Parigi, Verona e Francoforte.
Per alcuni anni è commentatore del “Corriere della Sera” e dal 1997 al 2000 è presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 2001 gli è dedicata un’ampia retrospettiva nel Palazzo Reale di Milano.
Emilio Tadini muore a Milano nel settembre 2002.
Nella primavera del 2005 il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona gli dedica una grande mostra antologica. Nel 2007 viene inaugurata a Milano la mostra Emilio Tadini 1960-1985. L’occhio della pittura, negli spazi espositivi delle Fondazioni Marconi e Mudima e dell’Accademia di Brera.
Opere di Emilio Tadini sono state recentemente oggetto di personali e collettive alla Fondazione Marconi (2009, 2011, 2012, 2015, 2016, 2019); alla Fondazione Roma (Gli irripetibili anni ’60, curata da L.M. Barbero, 2011); alla Permanente (2012) e alla Galleria Cortina di Milano (2013); alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo e a Villa Olmo di Como (2016).