BrunoDI BELLO
Biografia
Bruno Di Bello comincia la sua attività investigando sulle possibilità di scomposizione dell’immagine attraverso l’uso della fotografia.
Mezzo preferito dall’artista è la tela fotosensibile su cui l’immagine viene catturata, scomposta, analizzata, per poi ricomporsi davanti allo sguardo dello spettatore.
Nel corso degli anni sperimenta poi l’uso della luce che “scrive” direttamente sul materiale fotografico e dalla fine degli anni Ottanta si dedica allo studio delle nuove tecnologie, in particolare della fotografia digitale, che gli permette di diventare padrone di conoscenze nel campo delle tecniche di creazione ed elaborazione dell’immagine al computer.
Bruno Di Bello è nato a Torre del Greco nel 1938. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli inizia a esporre e, con Biasi, Del Pezzo, Fergola, Luca e Persico, dà vita al Gruppo ’58.
Tra i meriti di questa giovane formazione c’è quello di aver stabilito un contatto diretto con le coeve vicende milanesi, grazie soprattutto al periodico "Documento Sud", ideale corrispettivo di "Azimuth". Dopo le prime mostre di gruppo alla Galleria San Carlo e alla Galleria Minerva di Napoli, nel 1960 Di Bello ottiene una prima personale alla Galleria 2000 di Bologna.
Nel ’65 inizia a inserire la fotografia nei suoi lavori, nel ’66 ha la prima personale alla Modern Art Agency di Lucio Amelio, nel 1967 comincia a usare direttamente la tela fotosensibile e si trasferisce a Milano.
L’anno seguente espone con il gruppo della Mec-Art, teorizzata da Pierre Restany.
Di Bello indaga sulle possibilità di scomposizione dell’immagine, sulle icone dei protagonisti delle avanguardie storiche e dei propri miti artistici (Klee, Duchamp, Man Ray, Mondrian e i costruttivisti russi) sviluppando così un’idea di arte come riflessione sulla storia dell’arte moderna. Espone per la prima volta a Milano da Toselli nel ’69 e nel ’70 alla Galleria Kuchels, Bochum, alla Galleria Wspòlczesna, Varsavia e alla Galleria Bertesca di Genova e alla Biennale di Venezia.
Dal 1971 inizia la collaborazione con lo Studio Marconi: un’installazione composta da 26 tele fotografiche con la scomposizione dell’intero alfabeto. Vi esporrà ancora nel ’74, nel ’76, nel ’78 e nell’81. Dai primi anni Settanta sulle sue tele fotografiche compaiono parole e concetti che, scomponendosi e ricomponendosi, animano un gioco di perdita e di ritrovamento del significato. Nel ’74 espone alla Galleria Art in Progress a Monaco e alla Kunsthalle di Berna, nel ’75 alla Galleria Müller di Stoccarda e all’I.C.C. di Anversa, nel ’77 alla Galleria Lucio Amelio di Napoli e al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam.
Espone nel ’78 alla Galleria Rondanini di Roma e nell’estate 1980 realizza un grande lavoro per il Festival di Spoleto. Altri lavori degli anni Settanta-Ottanta sono eseguiti disegnando sulla tela sensibile direttamente con il raggio di luce di una torcia elettrica, e negli anni Ottanta Di Bello sperimenta un nuovo modo di usare la tecnica fotografica, giustapponendo tra la fonte luminosa e la tela figure umane e oggetti che proiettano su quest’ultima le loro ombre, sviluppando poi la tela fotosensibile con larghe pennellate di rivelatore come in Apollo e Dafne nel terremoto, eseguito per la collezione Terrae motus allestita da Lucio Amelio nel 1987 ed esposta a Parigi - Grand Palais, ora in permanenza presso la Reggia di Caserta.
A partire dagli anni Novanta Di Bello si dedica allo studio di nuove tecnologie operando ricerche sulle immagini sintetiche, la fotografia digitale e le nuove geometrie visualizzabili al computer. Espone i nuovi lavori da Marconi nel 2003, nel 2004 alla Plurima di Udine, nel 2005 a Napoli alla Fondazione Morra e nel 2008 alla Galleria Elleni di Bergamo.
Nel 2010 la Fondazione Marconi gli dedica una grande antologica. Per l’occasione esce la monografia Bruno Di Bello - Antologia, edita da Silvana Editoriale per la VAF-Stiftung di Francoforte, a cura di Volker Feierabend con testi di Michele Bonuomo, Mario Costa, Marco Meneguzzo e Angela Tecce.
Nel 2011 ha una personale al Museo MAC di Niteroi a Rio de Janeiro, mostra che ha avuto un esordio al Museo della Certosa di Capri e un seguito al PAN - Palazzo delle Arti, a Napoli. Le tre mostre nascono per iniziativa dell’associazione napoletana Arteas.
Lo stesso anno tiene una “lectio magistralis” al Politecnico di Milano nel corso di Alberto Aschieri ed espone il suo Grande vetro 2 del ’75 alla mostra dei lavori del corso di “Progettazione Architettonica 3” nel patio del Politecnico.
La Fondazione Marconi gli dedica due personali, nel novembre 2015 e nel maggio 2018; nel 2016 ha luogo Là dove interviene il disegno-la fotografia, alla Fondazione Bottari Lattes-Torino, a cura di Luca Panaro.
In questo stesso anno partecipa alla collettiva Italia Pop. L’arte negli anni del boom, alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo.
Infine, nel 2017 inaugura una personale al Museo Archeologico di Napoli (MANN), dove espone tre grandi trittici di geometria frattale (sei metri ognuno), nei quali, dopo un accurato lavoro di campionatura, utilizza gli stessi colori degli affreschi Pompeiani presenti nel museo.
Nel 2018 Camera Pop. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co., curata da Walter Guadagnini, ha luogo da Camera a Torino; nel febbraio 2019 il Museo del Novecento di Milano acquisisce l'opera Lasciapassare El Lissitzky, 1970.
Bruno Di Bello si spegne improvvisamente a Milano, all’età di 81 anni, il 5 marzo 2019.
Mezzo preferito dall’artista è la tela fotosensibile su cui l’immagine viene catturata, scomposta, analizzata, per poi ricomporsi davanti allo sguardo dello spettatore.
Nel corso degli anni sperimenta poi l’uso della luce che “scrive” direttamente sul materiale fotografico e dalla fine degli anni Ottanta si dedica allo studio delle nuove tecnologie, in particolare della fotografia digitale, che gli permette di diventare padrone di conoscenze nel campo delle tecniche di creazione ed elaborazione dell’immagine al computer.
Bruno Di Bello è nato a Torre del Greco nel 1938. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli inizia a esporre e, con Biasi, Del Pezzo, Fergola, Luca e Persico, dà vita al Gruppo ’58.
Tra i meriti di questa giovane formazione c’è quello di aver stabilito un contatto diretto con le coeve vicende milanesi, grazie soprattutto al periodico "Documento Sud", ideale corrispettivo di "Azimuth". Dopo le prime mostre di gruppo alla Galleria San Carlo e alla Galleria Minerva di Napoli, nel 1960 Di Bello ottiene una prima personale alla Galleria 2000 di Bologna.
Nel ’65 inizia a inserire la fotografia nei suoi lavori, nel ’66 ha la prima personale alla Modern Art Agency di Lucio Amelio, nel 1967 comincia a usare direttamente la tela fotosensibile e si trasferisce a Milano.
L’anno seguente espone con il gruppo della Mec-Art, teorizzata da Pierre Restany.
Di Bello indaga sulle possibilità di scomposizione dell’immagine, sulle icone dei protagonisti delle avanguardie storiche e dei propri miti artistici (Klee, Duchamp, Man Ray, Mondrian e i costruttivisti russi) sviluppando così un’idea di arte come riflessione sulla storia dell’arte moderna. Espone per la prima volta a Milano da Toselli nel ’69 e nel ’70 alla Galleria Kuchels, Bochum, alla Galleria Wspòlczesna, Varsavia e alla Galleria Bertesca di Genova e alla Biennale di Venezia.
Dal 1971 inizia la collaborazione con lo Studio Marconi: un’installazione composta da 26 tele fotografiche con la scomposizione dell’intero alfabeto. Vi esporrà ancora nel ’74, nel ’76, nel ’78 e nell’81. Dai primi anni Settanta sulle sue tele fotografiche compaiono parole e concetti che, scomponendosi e ricomponendosi, animano un gioco di perdita e di ritrovamento del significato. Nel ’74 espone alla Galleria Art in Progress a Monaco e alla Kunsthalle di Berna, nel ’75 alla Galleria Müller di Stoccarda e all’I.C.C. di Anversa, nel ’77 alla Galleria Lucio Amelio di Napoli e al Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam.
Espone nel ’78 alla Galleria Rondanini di Roma e nell’estate 1980 realizza un grande lavoro per il Festival di Spoleto. Altri lavori degli anni Settanta-Ottanta sono eseguiti disegnando sulla tela sensibile direttamente con il raggio di luce di una torcia elettrica, e negli anni Ottanta Di Bello sperimenta un nuovo modo di usare la tecnica fotografica, giustapponendo tra la fonte luminosa e la tela figure umane e oggetti che proiettano su quest’ultima le loro ombre, sviluppando poi la tela fotosensibile con larghe pennellate di rivelatore come in Apollo e Dafne nel terremoto, eseguito per la collezione Terrae motus allestita da Lucio Amelio nel 1987 ed esposta a Parigi - Grand Palais, ora in permanenza presso la Reggia di Caserta.
A partire dagli anni Novanta Di Bello si dedica allo studio di nuove tecnologie operando ricerche sulle immagini sintetiche, la fotografia digitale e le nuove geometrie visualizzabili al computer. Espone i nuovi lavori da Marconi nel 2003, nel 2004 alla Plurima di Udine, nel 2005 a Napoli alla Fondazione Morra e nel 2008 alla Galleria Elleni di Bergamo.
Nel 2010 la Fondazione Marconi gli dedica una grande antologica. Per l’occasione esce la monografia Bruno Di Bello - Antologia, edita da Silvana Editoriale per la VAF-Stiftung di Francoforte, a cura di Volker Feierabend con testi di Michele Bonuomo, Mario Costa, Marco Meneguzzo e Angela Tecce.
Nel 2011 ha una personale al Museo MAC di Niteroi a Rio de Janeiro, mostra che ha avuto un esordio al Museo della Certosa di Capri e un seguito al PAN - Palazzo delle Arti, a Napoli. Le tre mostre nascono per iniziativa dell’associazione napoletana Arteas.
Lo stesso anno tiene una “lectio magistralis” al Politecnico di Milano nel corso di Alberto Aschieri ed espone il suo Grande vetro 2 del ’75 alla mostra dei lavori del corso di “Progettazione Architettonica 3” nel patio del Politecnico.
La Fondazione Marconi gli dedica due personali, nel novembre 2015 e nel maggio 2018; nel 2016 ha luogo Là dove interviene il disegno-la fotografia, alla Fondazione Bottari Lattes-Torino, a cura di Luca Panaro.
In questo stesso anno partecipa alla collettiva Italia Pop. L’arte negli anni del boom, alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo.
Infine, nel 2017 inaugura una personale al Museo Archeologico di Napoli (MANN), dove espone tre grandi trittici di geometria frattale (sei metri ognuno), nei quali, dopo un accurato lavoro di campionatura, utilizza gli stessi colori degli affreschi Pompeiani presenti nel museo.
Nel 2018 Camera Pop. La fotografia nella Pop Art di Warhol, Schifano & Co., curata da Walter Guadagnini, ha luogo da Camera a Torino; nel febbraio 2019 il Museo del Novecento di Milano acquisisce l'opera Lasciapassare El Lissitzky, 1970.
Bruno Di Bello si spegne improvvisamente a Milano, all’età di 81 anni, il 5 marzo 2019.