ArnaldoPOMODORO
1/4
Arnaldo Pomodoro
Doppia porta, 1962
Bassorilievo in bronzo
215 x 109 x 20 cm
ArnaldoPOMODORO
Biografia Autorevole protagonista del Novecento, Arnaldo Pomodoro affronta il tema della tridimensionalità sviluppando la sua ricerca sulle forme della geometria solida.
Obiettivo dell’artista è “scoprire cosa c’è dentro una forma che in superficie sembra tanto perfetta e assoluta”.
Distruggendo le forme tradizionali Arnaldo Pomodoro esprime la libertà da ogni costrizione; portare a galla l’energia della materia significa privare la forma geometrica della sua staticità fisica e metterne in dubbio la stabilità ideologica, ipotizzando così un nuovo tipo di monumento.

Arnaldo Pomodoro è nato nel Montefeltro nel 1926, ha vissuto l’infanzia e la formazione presso Pesaro.
Si trasferisce a Milano nel 1954. Le sue opere del Cinquanta sono altorilievi dove emerge una singolarissima “scrittura” inedita nella scultura. Nei primi anni Sessanta passa al “tuttotondo” per poi dedicarsi alla grande dimensione. Riceve numerosi premi per la scultura: a San Paolo nel 1963, a Venezia nel 1964, a Pittsburgh nel 1967, il Praemium Imperiale a Tokyo nel 1990 e, nel 2008, il premio alla carriera dell’International Sculpture Center. Nel 1992 l’Università di Dublino gli conferisce la Laurea honoris causa in Lettere e nel 2001 l’Università di Ancona quella in Ingegneria edile-architettura.

Numerosissime sono le esposizioni personali che danno conto del suo lungo cammino creativo e delle molteplici letture critiche della sua opera. La mostra itinerante nei campus delle università americane, organizzata da Peter Selz e Tom Freudenheim, che prende avvio da Berkeley nel 1970 e si conclude due anni dopo al Wadsworth Atheneum di Hartford, cui seguiranno nel 1983-1985 quella presentata da Mark Rosenthal che dal Columbus Museum of Art prosegue in diversi musei degli Stati Uniti e nel 1994-1995 quella, curata da Giovanni Carandente, che dall’Hakone Open-Air Museum di Kanagawa fa tappa in altri musei giapponesi. Inoltre, l’esposizione alla Rotonda della Besana di Milano nel 1974, preparata in collaborazione con Sam Hunter, quella allestita nel 1984 al Forte di Belvedere di Firenze, a cura di Italo Mussa e quella del 1997 dedicata a Cagliostro nella Fortezza di San Leo, con un saggio di Achille Bonito Oliva e due inediti di Paolo Volponi, fino alla mostra presentata a Parigi nei Giardini del Palais-Royal nel 2002 con testi di Pierre Restany e Jacqueline Risset, all’antologica che nel 2016 ha luogo a Milano nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale e in altre sedi cittadine, e a quella a Parigi nel 2019 presso Tornabuoni Art con monografia di Luca Massimo Barbero, per citarne solo alcune.

Sue opere sono presenti in molte piazze in Italia e nel mondo (Milano, Copenaghen, Brisbane, Los Angeles, Darmstadt, Roma), nel parco della Pepsi Cola a Purchase, NY, al Trinity College a Dublino, nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, nel piazzale delle Nazioni Unite a New York, nella sede parigina dell’UNESCO, allo Storm King Art Center di Mountainville, NY e nelle maggiori raccolte pubbliche.
Tra le sue opere ambientali si ricordano il rilievo in cemento Moto terreno solare lungo 90 metri al Simposio di Minoa a Marsala, la nuova “Sala d’Armi” del Museo Poldi Pezzoli di Milano, e Carapace, la cantina progettata per la Tenuta Castelbuono di Bevagna, commissionata dalla Famiglia Lunelli, inaugurata nel giugno 2012.

Ha insegnato nei dipartimenti d’arte delle università americane: a Stanford, a Berkeley, al Mills College.
Si è dedicato anche alla scenografia con “macchine spettacolari” per numerose messinscene.
A partire dalla collaborazione con Luca Ronconi per Das Kätchen von Heilbronn di Kleist rappresentata sul lago di Zurigo nel 1972, attraverso le memorabili esperienze a Gibellina sui ruderi negli anni Ottanta sino alla realizzazione delle scene e dei costumi per l’opera Teneke di Fabio Vacchi con libretto di Franco Marcoaldi, tratta dall’omonimo racconto di Yashar Kemal, in scena nella stagione 2007-2008 al Teatro alla Scala di Milano, con la regia di Ermanno Olmi e la direzione del maestro Roberto Abbado.
Nel 2016, la Fondazione Marconi ha reso omaggio all’artista, in occasione dei suoi 90 anni, riproponendo la mostra Un centesimo di secondo che ebbe luogo allo Studio Marconi nel 1971.
Menuartists
1/1
GióMARCONI